DIRETTIVA BOLKESTEIN. ITALIA: NUOVE LINEE GUIDA IN FRIULI PER LE CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME

La direttiva del Parlamento europeo nota come Direttiva Bolkestein (direttiva n.2006/123/CE) nata col fine di eliminare le barriere allo sviluppo del settore dei servizi tra gli Stati membri, garantendo una crescita sostenibile che rafforzi di più l’integrazione tra i cittadini della Comunità e migliori il tenore e la qualità della vita dei cittadini e lavoratori, attraverso la semplificazione delle procedure amministrative.
I servizi ad oggi rappresentano il 70% dell’occupazione europea, e secondo la maggior parte degli economisti, la loro liberalizzazione aumenterebbe l’occupazione ed il PIL dell’Unione Europea.
La direttiva, finalizzata a promuovere la libera circolazione dei servizi, è stata recepita dall’Italia con il decreto legislativo n.59/2010. Il Governo italiano ha promulgato un decreto legge (13/5/2011 n.70) noto come “decreto sviluppo – semestre europeo”, che cerca di far fronte alle preoccupazioni dei balneari prevedendo il diritto di superficie sugli arenili e la possibilità di costituire i distretti turistico alberghieri.
Nella città di Udine presso la sede della Regione Friuli venezia Giulia, lunedì 24 Giugno, sono state illustrate le nuove linee guida per il rilascio delle concessioni demaniali marittime, che puntano ad un allargamento dell’offerta e ad una partnership tra il pubblico e privato.
L’incontro presieduto da Sebastiano Callari, assessore regionale al Demanio, che ha incontrato i rappresentanti dei Comuni costieri e delle associazioni balneari, ha avuto l’obiettivo di presentare i criteri inseriti nelle linee di indirizzo per il rilascio delle concessioni demaniali marittime, con particolare attenzione per quelle per con finalità turistico-ricreative, il tutto per favorire il rilascio delle concessioni demaniali marittime di una porzione minima di area da destinare a spiaggia libera in cui assicurare servizi quali le pulizie e la possibilità di allargare l’offerta ad un settore di lusso come ad esempio la presentazione di un progetto di pubblico interesse da realizzarsi su un bene del demanio marittimo. Il privato realizza l’opera e la gestisce attraverso una concessione demaniale marittima.
Nel richiamare l’utilizzo di forme di finanziamento come quelle del project financing per opere pubbliche o di pubblica utilità con l’utilizzo di risorse alternative a quelle statali e sul coinvolgimento di soggetti privati, l’assessore regionale ha anticipato il lavoro in essere per poter acquisire nuove funzioni nell’ambito dell’autonomia differenziata: «Ottenere la proprietà delle coste del demanio marittimo statale, come già avviene in Sicilia, consentirebbe di poter attuare una migliore gestione anche in termini di pianificazione turistica, accrescendo le collaborazioni fra pubblico e privato a beneficio del territorio».
Il documento è volto a consentire agli enti gestori, Comuni costieri e Regione stessa, l’avvio delle procedure di evidenza pubblica per la scelta del concessionario per cercare di superare l’ostica questione dei rinnovi delle concessioni. Senza fare norme, non abbiamo la competenza a legiferare in materia, con i Comuni abbiamo intrapreso la strada dei bandi che privilegiano il miglioramento dei servizi, la qualità e gli investimenti da parte degli imprenditori».
Sulla direttiva Bolkestein, Callari ritiene siano tre gli ambiti su cui si interviene: l’eliminazione degli ostacoli alla libertà di stabilimento delle attività nei diversi Stati, l’eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione dei servizi e la creazione di una fiducia reciproca tra gli Stati membri con una progressiva armonizzazione delle politiche legislative europee tramite la collaborazione tra Stati. L’assessore sostiene che in una società civile, qualunque cittadino può partecipare e ottenere una concessione balneare di un bene pubblico.
L’assessore, ha poi puntualizzato sull’uso del termine “gara” per quanto concerne le concessioni demaniali. «Non è corretto perché non sono soggette a gara – chiarisce Callari – in quanto chi gestisce un bene pubblico paga le amministrazioni per gestire quel bene ma nella percezione comune questo non è chiaro. Il termine “gare” riguarda invece gli appalti per servizi o forniture ed è l’Ente pubblico a corrispondere una somma di denaro all’impresa per quel servizio o quella fornitura».